28 aprile, Giornata mondiale delle vittime dell’amianto: il racconto del passato, un monito per il futuro.

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Il 28 aprile si celebra la Giornata mondiale in memoria delle vittime dell’amianto. Un momento per ricordare coloro che hanno perso la vita, ma anche per cercare di limitare i danni ambientali.
La tutela ambientale è rappresentata dall’insieme di norme che possano garantire la salubrità di un territorio e della popolazione. Nelle realtà industriali, per secoli, è stata perpetrata una politica organizzativa che guardasse più al profitto che al benessere dei lavoratori. Nel corso degli ultimi decenni, tuttavia, grazie alle lotte dei cittadini e dei lavoratori, è stato possibile acquisire maggiori garanzie in termini di sicurezza ambientale.
Battaglie che, tuttavia, sono arrivate dopo la morte di tante persone, vittime di un killer silenzioso: l’amianto. Si tratta di un minerale molto presente in natura e proprio per questo motivo utilizzato di frequente in diverse realtà industriali. All’apparenza poteva sembrare un materiale miracoloso, considerata la sua capacità di resistere al calore. Già gli antichi Egizi e i Romani ne conoscevano e apprezzavano le proprietà ignifughe, utilizzandolo per tessere stoffe. Con lo sviluppo industriale la popolazione mondiale ha seguito la strada avviata dalle antiche civiltà, destinando l’asbesto nelle industrie tessili e navali. Le proprietà miracolose dell’amianto hanno a lungo oscurato il suo aspetto tossico, tanto da essere utilizzato indisturbatamente.
Dall’amianto alla nascita dell’Eternit.
Oggi la parola amianto genera orrore, sdegno e paura in tanti Paesi del mondo. Se nel presente è legata alla tossicità e alle malattie, nel passato era sinonimo di convenienza per tante industrie tessili e per i cantieri navali. Tuttavia nel 1901 con il brevetto da parte di Ludwig Hatschek si diffuse in commercio una miscela fra amianto e cemento, che venne definita “Eternit“. La scelta del nome non è casuale, derivando dal latino “aeternitas” per rimarcare l’indistruttibilità della combinazione fra cemento ed amianto. A partire dal 1911 l’Eternit guadagnò un’immensa popolarità, venendo usato per produrre lastre e tegole, ma anche tubi destinati agli acquedotti. Gli anni successivi si diffuse ampiamente, sino ad essere impiegato in oggetti di uso quotidiano.
L’amianto da materiale ignifugo a killer silente.
La società dei primi anni del ‘900, volta al progresso e allo sviluppo industriale, si è soffermata esclusivamente agli aspetti positivi dell’amianto. Politici, ingegneri, industriali hanno ignorato i danni che questo materiale stava infliggendo alla popolazione. I primi sintomi sono stati sottovalutati e non certo ricondotti all’esposizione all’asbesto. I primi studi sui rischi per la salute risalgono ai primi decenni del XX secolo. Nel 1920, infatti, fu introdotto il termine “asbestosi” per indicare una patologia polmonare causata dal contatto con l’amianto.

Le prime misure contro l’amianto.
Compresa la tossicità di questo materiale tanto apprezzato, diversi Paesi europei iniziarono a mettere in pratica delle misure per limitarne l’utilizzo. Il 1930 fu l’anno in cui furono condotti nel Regno Unito degli studi medici che confermarono la natura cancerogena dell’asbesto. E nello stesso anno furono introdotti dei sistemi di ventilazione per arginare i danni. La Germania, nel 1943, fu il primo Paese a riconoscere la diretta correlazione fra mesotelioma e contatto con l’amianto, provvedendo a risarcire le vittime. La vera svolta arrivò nel 1983, anno in cui l’Islanda ne bandì definitivamente l’uso.
L’Italia e la lotta all’amianto.
In Italia, come in tanti altri Paesi, l’amianto è stato presente negli stabilimenti industriali, negli edifici, negli oggetti di uso comune. I danni si sono registrati anche nel territorio italiano, con un notevole aumento dell’incidenza di malattie polmonari. Con la legge n257 del 1992 venne vietata la produzione, la lavorazione e la vendita. Tale legge non segnò solo il diviato ma regolamentò anche le modalità di dismissione delle attività destinate all’estrazione del materiale. L’Italia, inoltre, fu fra i primi Paesi ad occuparsi delle tutele pensionistiche dei lavoratori.
L’amianto è davvero scomparso?
Oggi l’amianto è vietato in ben sessantasette Paesi, e questo indice potrebbe far ben sperare. Tuttavia viene da chiedersi se questo materiale tossico sia davvero sparito. In seguito al divieto è stata spesso predisposta anche una bonifica dei luoghi in cui è stato adoperato. Va considerato, però, che potrebbe ancora nascondersi in strutture ed edifici in cui non è stata effettuata alcuna bonifica. Ad oggi, infatti, in Italia solo il 25% della fibra killer è stata rimossa. Continuando con queste tempistiche potrebbero occorrere altri settantacinque anni per eliminarla definitivamente dagli stabilimenti di produzione e dagli edifici. Un dato che conferma quanto sia ancora elevato il rischio ambientale.
L’amianto continua a mietere vittime.
Sono trascorsi più di trent’anni dalla data di divieto dell’amianto nel nostro Paese. Questo termine, però, non può rappresentare ancora un lontano ricordo. Dopo un trentennio dalla fine dell’era gloriosa di questo materiale, le diagnosi di mesotelioma continuano ad aumentare. L’incidenza di tale neoplasia deve essere ricondotta anche ai tempi di insorgenza che possono raggiungere anche i trent’anni. Le statistiche confermano che sono ben sessantamila le persone che, nell’ultimo decennio, hanno perso la vita a causa di malattie asbesto correlate. Come detto precedentemente, l’amianto, sebbene sia stato reso illegale, è ancora ampiamente diffuso sul territorio. E dunque il divieto, con la sua relativa legge potrebbero servire a ben poco se non si procede con adeguate e celeri opere di bonifica.
28 aprile, Giornata in memoria delle vittime dell’amianto.
La questione amianto non è ancora risolta, e la sua strage continua. Per sottolineare l’importanza della lotta contro l’asbesto è stata istituita la “Giornata mondiale delle vittime dell’amianto” che cade il 28 aprile. In questa giornata la popolazione mondiale volge il suo pensiero a coloro che hanno pagato con la propria vita la tossicità di un materiale altamento utilizzato. Non deve essere solo una giornata commemorativa e celebrativa ma in primis un momento per impegnarsi a non ripetere gli errori del passato. Non solo memoria, ma anche un richiamo alla responsabilità, alla bonifica, all’impegno per garantire luoghi più sicuri alle nuove generazioni.