COP29: alla fine grande delusione per il nostro Pianeta
La COP29, tenutasi a Baku dal 11 al 22 novembre 2024, ha portato a risultati controversi e deludenti, evidenziando le tensioni tra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo.
Questo articolo analizza i principali esiti della conferenza, con particolare attenzione agli accordi sulla finanza climatica e sulla riduzione delle emissioni.
Finanza Climatica: un accordo al di sotto delle aspettative
Uno dei risultati più significativi della COP29 è stato l’accordo su un nuovo obiettivo di finanziamento climatico. È stato stabilito di mobilitare 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035 per supportare i paesi vulnerabili e in via di sviluppo. Tuttavia, questa cifra è considerata insufficiente rispetto ai 390 miliardi richiesti dagli esperti delle Nazioni Unite per affrontare adeguatamente la crisi climatica[1][4]. Inoltre, l’accordo prevede un obiettivo complessivo di 1.300 miliardi da raccogliere da fonti pubbliche e private, ma la sua realizzazione rimane incerta.
Una novità importante è che per la prima volta si richiede un contributo anche dai paesi in via di sviluppo, ma questo avviene su base volontaria, indebolendo ulteriormente l’impegno globale[1][2]. Le delegazioni del Sud globale hanno espresso forte insoddisfazione, definendo l’accordo “un insulto” e “irrisorio”, sottolineando che non affronta le necessità urgenti dei paesi più vulnerabili[4].
Mitigazione e Obiettivi di Riduzione delle Emissioni: Un Fallimento
Sotto il profilo della mitigazione, la COP29 ha registrato un significativo passo indietro rispetto agli accordi precedenti. Non sono stati stabiliti obiettivi concreti per la riduzione delle emissioni di gas serra. L’accordo finale ha omesso qualsiasi riferimento agli obiettivi dell’Accordo di Parigi, come la riduzione del 43% delle emissioni entro il 2030 o il raggiungimento delle emissioni nette zero[1][3]. Questo rappresenta una grave lacuna nell’impegno globale per limitare il riscaldamento a 1,5°C.
Il testo finale ha anche eliminato riferimenti all’abbandono graduale dei combustibili fossili e non ha fornito misure specifiche per incentivare la transizione verso fonti energetiche rinnovabili[3][4]. Le delegazioni provenienti da paesi come India e Nigeria hanno denunciato l’assenza di ambizione nei negoziati sulla mitigazione, accusando la presidenza azera di aver ignorato il principio del consenso necessario per approvare gli accordi sul clima.
Critiche e Reazioni
L’accordo finale ha suscitato forti critiche da parte di attivisti ambientali e rappresentanti dei paesi in via di sviluppo. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha dichiarato che sperava in un accordo più ambizioso, mentre attivisti hanno messo in evidenza l’influenza esercitata dall’industria dei combustibili fossili durante i negoziati[2][4]. La Cina è stata esclusa dalla lista dei paesi responsabili dei finanziamenti per il clima, sollevando ulteriori preoccupazioni riguardo alla cooperazione internazionale necessaria per affrontare la crisi climatica.
D’altra parte, alcuni rappresentanti dell’Unione Europea hanno accolto con favore l’accordo come un passo verso una “nuova era” nella finanza climatica per i paesi più poveri[4]. Tuttavia, molti esperti avvertono che senza un impegno concreto e misure efficaci, gli obiettivi climatici globali resteranno irraggiungibili.
Conclusione
La COP29 ha messo in evidenza le divisioni persistenti tra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo nella lotta contro il cambiamento climatico. Con risultati che non soddisfano le aspettative globali, è chiaro che è necessaria una maggiore ambizione e cooperazione internazionale per affrontare efficacemente la crisi climatica. La strada da percorrere è lunga e complessa; senza un cambio di rotta significativo nelle politiche climatiche globali, il futuro del pianeta rimane incerto.